Scarpe

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Immagina la rabbia nei confronti dei soprusi subiti (reali o creati ad arte che siano), l’individuazione di un nemico, l’erezione di un muro a protezione, il rastrellamento dei residui.
Tu non te ne preoccupi, hai le tue scarpe. Esse ti proteggono dalle intemperie e dai geloni, sono fuoco per i tuoi piedi. Ogni giorno, tornato a casa, te le togli con sicurezza, sintomo di pace.

Immagina che un giorno il tuo Paese entri in guerra. Immagina i proclami, l’orgoglio di essere dalla parte giusta, la certezza della vittoria. Immagina il ritmo di migliaia di piedi e scarpe mossi da chi parte per combattere, le ovazioni e gli auguri, l’arrivo di nuovi soldati come garanzia di alleanza. Stivali lucidi, pelle morbida pronta alla lunga marcia.
Tu sei troppo giovane o troppo vecchio, ma senti di essere in qualche modo insieme a loro. Partecipi al loro coraggio, inconsapevole orgoglio prima della catastrofe.

Immagina di ricevere le lettere dei tuoi cari dal fronte, come anche di non riceverne più. Immagina la loro morte: nel caso migliore vengono a riferirtelo a casa, altrimenti devi arrangiarti con delle lunghe liste affisse in piazza; sempre che un giorno non spariscano anche queste.
Ora è il tuo momento, tutti devono aiutare. Ogni giorno indossi una divisa raffazzonata alla bell’e meglio, fori di proiettile rattoppati contornati da un alone scuro, un distintivo simbolo di forza. Le scarpe sono morbide, pelle già conciata e ammorbidita dall’orrore.

Immagina di suonare alla porta del tuo vicino di casa. Ti hanno ordinato di portarlo sulla riva del fiume. Gli hai fatto togliere le scarpe e l’hai legato insieme ad altri tre, non importa se familiari o sconosciuti. Mentre ti chiedeva pietà, bambino in lacrime, gli hai sparato. Il suo corpo esanime ha trascinato gli altri tre nelle acque gelide del fiume cimitero. Ricarichi, pronto a un altro sparo che si perde nella nebbia notturna.
Ora di lui rimangono le scarpe, in fila sulla riva insieme a centinaia di altre o accatastate tra le scorte per i meritevoli.

E ora nega ancora quanto è successo. Ricomincia ad adulare le persone che hanno reso possibile tutto ciò, giustificando i loro crimini e sminuendoli come errori di percorso. Sii pronto a rifarlo.

Spara ora, dannazione, SPARA! Se non lo fai, quelle scarpe saranno le tue.

E.

(soundtrack: Antonio Vivaldi – Violin Concert in F Minor, RV 297 “L’Inverno” (No. 4 from “Il cimento dell’armonia e dell’inventione”, Op. 8): I. Allegro non molto)


nella foto: Cipők a Duna-parton (Scarpe sulla riva del Danubio) di Can Togay e Gyula Pauer, monumento in memoria di un massacro di cittadini ebrei compiuto dai miliziani del Partito delle Croci Ferrate durante la seconda guerra mondiale.

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