Una breve fuga dal pensiero del pensiero forzato, pt. 2

Vale un po’ per tutto, e la costanza su cui si fondano le meccaniche social rende questo titolo necessario.
Si arriva sempre a un punto in cui è inutile sforzarsi di far scorrere la penna sul foglio. Le parole vengono male, striminzite, slavate, tirate come il guinzaglio di un cucciolo incapace di tenere a freno la sua curiosità olfattiva.
La fanno facile i vari “guru”, improvvisati o “studiati” che siano, a dire che bisogna tenersi in esercizio ogni giorno, devi fare così e così, devi farti una scaletta, devi pianificare, devi progettare, devi, devi, devi… ma per favore. Se non hai niente da dire, è inutile dire qualcosa. Anzi, ancora più semplice: se non hai niente da dire, non dire niente. È un grande insegnamento, ed è una buona soluzione contro il nulla.
La domanda sorge spontanea: perché sforzarsi di scrivere e pubblicare se non si ha niente da dire?
In molti risponderebbero che è tutta una questione di costanza, in quanto l’esercizio continuo mantiene viva la creatività. Vero ma credo che il momento di fermarsi arriva per tutti, soprattutto se si è a corto di parole.
Un conto è combattere la procrastinazione e mantenere viva la creatività quando questa è presente, un altro è sforzarsi di tirare fuori qualcosa dal pugno di mosche che si ha in testa.
Vuoi un buon consiglio, o almeno uno che ritengo tale? Scrivi solo quando hai un’idea, abbozzata o definita che sia, e non pubblicare tutto. Tieni sempre qualcosa chiuso nel cassetto, lascialo in attesa e fallo maturare, tanto c’è sempre tempo per recuperarlo.
In caso contrario, ricorda: se non hai niente da dire, non dire niente. Non se la prenderà nessuno e tu ci guadagnerai in serenità.
E.
Questo post condivide l’idea di partenza con A cosa stai pensando?
Ho notato che sono passati quasi 9 mesi dall’ultimo contenuto pubblicato su questo sito. Si vede che non avevo niente da dire.