
skkstories_49
Sono la tua peggiore paura, la tua guerra interiore, la tua mancanza di prospettive.
Sono la minaccia del futuro, il pericolo del presente, la reminiscenza di un passato scomodo.
Sono la conseguenza della tua corsa, del tuo arrivismo, della tua mancanza di scrupoli.
Sono il tuo divertimento annoiato in una notte vuota.
Sono il bracciolo al centro di una panchina che può fare da brandina.
Sono una sigaretta, anzi due.
Sono sette borse di cianfrusaglie.
Comunque vada, mi troverai qui. Ti aspetto al semaforo, così che tu possa vedermi. Non sarò più un invisibile ammasso di ossa e nervi concentrato in coperte troppo fini per lasciare fuori il freddo, non più.
Guardami ora attraverso i tuoi vetri oscurati, guardami ora dai tuoi occhiali da sole, e chiediti se le mie mani sono giunte in preghiera per un attimo di attenzione, un tintinnio in un bicchiere di carta, un obolo per un attimo di calore in una vita fatta di gelo, oppure perché tutto questo possa finire. Un filo d’aria che mi disperde nel fiume; l’ho desiderato più volte, cosa credi. Ricordatene quando mi rivolgerai un cenno sprezzante, quando i tuoi passi veloci esprimeranno una finta ignoranza, quando il tuo cane desidererà alzare una zampa posteriore in mia direzione.
Sono niente, eppure tutto.
Sono l’ultimo, ma anche il primo.
Sono l’inizio, sono la fine.
Sono te.
E.
(soundtrack: Cesária Evora – Besame Mucho)