
skkstories_43
Ultimo sorso. Ennesima bottiglia. È ora di andare a casa, vecchio.
Lascia un obolo sul banco. Una promessa di pagamento.
«Segna!»
La porta si chiude alle tue spalle. Intorno solo il silenzio della notte. Una lieve brezza muove le cartacce abbandonate sull’asfalto. I lampioni immergono la strada in un filtro giallo.
L’ultima isola di lucidità ti suggerisce che non puoi guidare. Hai bevuto troppo. Va bene così, una passeggiata ti farà bene.
Ti incammini verso casa. Solo un paio di chilometri. Lo scricchiolio delle suole bucate spezza la patina invisibile prodotta dal sonno di tutti. Più di una volta rischi di inciampare nel nulla. Ti fermi. Accendi una sigaretta. Trovi una qualche stabilità. Prosegui, ogni tanto sbandi, ma le gambe reggono il peso. Le boccate di fumo conferiscono ritmo all’andatura.
Pensi a tua figlia. Davvero ti meritava?
Pensi a tua moglie. Davvero avrebbe sopportato ancora a lungo?
Credevi di essere al sicuro. Credevi di avere tutto: un lavoro, il rifugio di una famiglia. Non ne hai avuto rispetto. Ora non ci sono più. Ti è rimasta solo la bottiglia, l’unica famiglia che ancora ti riconosce.
‘Fanculo anche alla passeggiata, pensi. È vero, con la macchina saresti già a letto. Niente pensieri, solo un riposo prima della prossima serata al bar.
Gli ultimi cinquecento metri. Finisce il paese. Niente marciapiede, nemmeno un lampione.
Butti a terra la sigaretta. Allunghi la mano verso il taschino per prenderne un’altra, poi ti fermi: basta fumare, per oggi hai dato.
Tiri fuori il mazzo di chiavi dalla tasca, lo giri e rigiri tra le dita.
Nel buio vedi il volto della tua ex, risposata. Pensi a quanto deve essere felice tua figlia, anche lei sposata e con figli. Li hai visti, un giorno di maggio, ma non hai osato avvicinarti.
Ancora qualche passo e potrai lasciarti tutto alle spalle fino a domattina.
Sei così assorto che non ti accorgi del veicolo in avvicinamento. Sbanda vistosamente, pilota ubriaco come lo sei tu. Vorrei avvisarti, ma non mi sentiresti. Ti rendi conto di quanto succede solo quando le luci ti investono con tutta la loro potenza. Per un secondo, uno solo, il cuore raggiunge i giri del motore.
I vostri occhi si scontrano in mille frantumi di vetro insanguinato. Il cofano prende in pieno il cancello d’ingresso. Lamiere piegate dall’urto. L’airbag non ha funzionato. Due corpi che collidono a causa di moti inversi. Forse, nella sfortuna, vi siete trovati. Entrambi vedevate nella bottiglia l’unica famiglia rimasta.
Ora che il tuo sangue riga l’asfalto, rivolgi un ultimo sguardo al cielo. Tua moglie e tua figlia non sono mai esistite, ma non ti interessa più di tanto. Così miserabile da giungere alla conclusione che a volte è meglio fantasticare, piuttosto che realizzare l’unica certezza della tua vita: essere solo. Una bugia benigna quanto basta per tirare a campare.
Puoi chiudere gli occhi, ora. Sei in buona compagnia.
«Society, you’re crazy indeed
I hope you’re not lonely without me»
E.
(soundtrack: Eddie Vedder – Society)