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Il giovane camerata, chiusa la porta alle spalle in un giusto moto di pudica riservatezza, abbassa l’onomatopeica cerniera e afferra la solida e generosa terga italica, sempre pronta a deliziare le gentil donzelle per fare un servizio al Paese.
Un eroico sforzo ed ecco che una fontana di colore giallo paglierino si infrange nell’orgoglioso vespasiano. Lo scroscio è musica per le orecchie del camerata, già preda del suo brivido favorito: espellere le sostanze inutili così da liberare il fisico scolpito retaggio di Cesare.
Per liberarsi delle ultime gocce, ecco che il giovane si prodiga nella famosa “scrollata del balilla”. Un giro, due, tre, e già sembra di assistere all’avviamento delle eliche dei bombardieri che hanno piegato gli abissini e il loro vano tentativo di resistenza.
Rimesso il ferro italico nei pantaloni, il camerata estrae soddisfatto due monete del vecchio conio (una da 1 lira e una da mezza) e le lascia sul bordo del lavandino: il giusto compenso per la madre del popolo, donna dai tondi fianchi addetta alle pulizie e, all’occorrenza, desiderosa di soddisfare il prode fascista per regalare figli per la Patria.
«Be’, era ora, eh?!»
«Perché?»
«Ma quanto c’hai messo a pisciare…»
«Scusa, c’era coda.»
«Se, va be’. Guarda qua, piuttosto. Ci hanno chiuso Facebook.»
«Come?»
«Eh, guarda un po’. Pure Instagram.»
«Maledette zecche…»
«Pure Forza Nuova!»
«’nnaggia… Famo ‘na glassegscion?»
«Pò esse…»
«Non è giusto, però, ce l’hanno tutti con noi. Solo perché siamo bruti e neri.»
E.
(soundtrack: Vittorio Emanuele Bravetta & Giuseppe Blanc – Adesso Viene il Bello)