Dialogo

skkstories_30

«Dillo.»
«Cosa?»
«Lo sai…»
«Taci, va’. Guarda qua, piuttosto. Ti rendi conto di chi ci governa?»
«Ahf… Cos’ha scritto oggi?»
«’Sto imbecille. Pane e nutella, cappuccini, “Buona domenica, Amici” e poi giù a vomitare odio contro negri e “sinistri”.»
«E tu che lo segui…»
«Ma sì, lo faccio solo a tempo perso.»
«…»
«Che poi, tempo perso ‘sto paio di palle. Perché i suoi soldatini possono commentare le sue stronzate e io no?»
«Perché in questo modo gli dai anche tu visibilità.»
«Sì, va be’. Allora lasciamo che ognuno scriva quel cazzo che gli pare! Ma non ti rendi conto della gente che gli va dietro? Tutti a ripetere a pappagallo ogni parola che viene fuori da quella fogna di merda. Tanti piccoli uccellini a bocca aperta in attesa che la mamma li sfami.»
«Calmati adesso.»
«E dell’italiano, ne vogliamo parlare? Sono i primi a scrivere “prima gli italiani” di qua e “prima gli italiani” di là e poi non azzeccano un congiuntivo neanche a pagarli oro.»
«Questo fa ridere, in effetti.»
«Fa ridere quanto un buco del culo chiuso mentre ti scappa di farla. Fa ridere quanto una doccia di caffè bollente dritta sulle palle. E questa gente vota, capisci? Il loro cazzo di voto vale quanto il mio. E anche l’ossigeno. ‘Ste scimmiette ammaestrate mi rubano il cazzo di ossigeno! Posso essere un po’ incazzato o devo chiedere il permesso?»
«Non ne caverai nulla. È una battaglia persa.»
«E invece no. Non me ne frega niente se scrivendogli un commento innalzo il ranking del suo post. Almeno mi sarò levato qualche soddisfazione.»
«Ma quindi vai solo in cerca di commenti?»
«Sarebbe bellissimo se qualcuno di ‘sti decerebrati mi rispondesse con cognizione di causa, ma gli unici che lo fanno hanno la proprietà di linguaggio di un macaco analfabeta.»
«Alé, ancora con ‘sta storia degli analfabeti…»
«Perché, vuoi negarlo?»
«Be’, non è che sia una conclusione coi fiocchi.»
«Ah, perché secondo te un signorotto di cinquant’anni che manda il buongiornissimo ai suoi contatti per poi passare il resto del tempo a spalare merda in un italiano stentato non è un analfabeta? Secondo te un rincitrullito che crede a ogni cazzata che gli passa in bacheca non è un analfabeta?»
«Non dico questo, ma solo che mi sembra una conclusione un po’ azzardata.»
«Senti, l’analfabetismo funzionale è una realtà. Non è un caso se in Italia non si legge più un cazzo di libro. Non è un caso se ci siamo dimenticati la differenza tra accento e apostrofo, per non parlare delle differenze tra accento grave e acuto.»
«Quindi anche tu cataloghi le persone.»
«In che senso, scusa?»
«Hai appena detto che tutti quelli che commentano sotto ‘sti post sono analfabeti funzionali e ti sei lamentato del fatto che hanno il tuo stesso diritto di voto, anzi che consumano ossigeno, ergo non vuoi che queste persone votino. Non so se te ne rendi conto…»
«Ah, non cominciare con la solita manfrina.»
«E invece comincio eccome. Non fai altro che accusare le distinzioni operate da bambinone al governo, quel “noi contro loro” che ti sta tanto sulle balle, ma anche tu stai suddividendo le persone in base alle proprie abitudini, ai propri gusti, alle proprie convinzioni. Preferiresti davvero che ‘sti decerebrati, come li chiami tu, venissero privati del diritto di voto?»
«Be’, non sarebbe male…»
«Complimenti. Se ora tu fossi in Parlamento, avresti appena infranto un diritto fondamentale. Vediamo, il prossimo qual è? La possibilità di accedere ai social network? La possibilità di fare figli? La possibilità di essere parte integrante della società?»
«No, piano. Non sto dicendo questo.»
«Sì, invece. Stai generalizzando al fine di supportare le tue tesi. Il passo è davvero breve, credimi. È così che si comincia, sempre: bastano delle chiacchiere tra amici, poi le opinioni personali si rafforzano, lasciando al sospetto terreno fertile per la creazione di disprezzo.»
«La stai facendo troppo grande di quello che è.»
«Può anche darsi, ma non sottovalutare ciò che ti sto dicendo. Il fatto è che la vita sociale e politica sono così intrinsecamente legate da dare fiato ai basici istinti dell’essere umano, cosa che si è sempre vista nella storia di qualsiasi Paese: è più facile togliere diritti che elargirne. Sono d’accordo con quanto dici, è vero che c’è un’emergenza legata al mancato esercizio della propria alfabetizzazione, ma quale sarebbe la soluzione a tutto ciò: è meglio segregare le persone o fare in modo che queste acquisiscano gli strumenti utili per analizzare la realtà? È meglio privare le persone del proprio voto oppure informarle in modo corretto? È meglio zittire o dare voce?»
«Per come me la stai mettendo giù, pare quasi che ogni opinione possa valere.»
«No, questo mai. Al mondo esiste ancora la distinzione tra giusto e sbagliato, e non ci sarà alcuna stronzata gridata ai quattro venti e mascherata da libertà di espressione in grado di convincermi del contrario. Io sto dalla parte di chi sostiene che ognuno sia libero di dire ciò che vuole, al contrario si tratterebbe di repressione del pensiero (ciò che ci rende davvero umani), ma dico anche che bisogna assumersi la responsabilità di quanto si dice, soprattutto se poi alle parole seguono i fatti. È un punto di vista difficile da portare avanti, me ne rendo conto, ma è l’unico possibile. Ti faccio un esempio: io ripudio con tutto me stesso gli insulti razzisti, ma mai mi sognerei di insultare a mia volta una persona per questo “pensiero” (o opinione, se davvero possiamo chiamarla così); d’altro canto non posso non far notare che finché si rimane nel campo delle parole c’è una legge che tutela l’individuo nel caso si sentisse diffamato, cosa che ritengo sacrosanta. Se poi le parole si traducono in azioni, allora la nostra Costituzione lo dice chiaro: non sono ammesse discriminazioni basate su sesso, religione, razza ecc.»
«Quindi lasciamo che queste persone dicano quel cazzo che gli pare?»
«Finché la legge glielo consente, sì.»
«E se sono le stesse istituzioni a portare avanti il degrado?»
«Mi piace pensare che faranno tanto rumore quando cadranno a terra.»
«…»
«Avanti, dillo.»
«Uff…»
«Non farti pregare.»
«No.»
«Dai, so che ne sei capace.»
«E ‘sti cazzi?!»
«Non ho sentito.»
«E ‘STI CAAAZZI?!»
«…»
«…»
«Non va meglio?»
«In effetti…»
«Chiudi Facebook, adesso. Andiamo a farci una birra.»
«Sappi che non finisce qui. ‘Sta discussione la continuiamo.»
«Ahf…»

E.

(soundtrack: Trent Reznor and Atticus Ross – Hard Cover Bruise)

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