Ripensare ai colori può aiutare a risolvere la sindrome da pagina bianca?

Come già scritto in precedenza, esistono svariati metodi per mantenere viva la scrittura. Il che fa un po’ ridere, considerando il fatto che il mestiere di scrivere, più di ogni altro, è un affare soggettivo.
Nonostante ciò, esiste una differenza evidente tra “disciplinare l’arte” e ammaestrare la sindrome da pagina bianca.
Quest’ultima ce l’hai ben presente: è quel momento in cui le idee sembrano essere mature abbastanza, quando realizzi che è arrivato il momento di scriverle. Allora ti siedi alla scrivania — o ti accomodi sul tuo mobile di riferimento (letto o divano in primis) — con le mani che letteralmente tremano dalla voglia di darsi da fare. Tuttavia, non appena la pagina bianca compare in tutta la sua maestosità, la mente smette di funzionare. Le parole non vogliono uscire. Le regole grammaticali, solo uno sbiadito ricordo. L’idea, geniale fino a poco prima, prende fuoco con la stessa rapidità di un campo di mais arso dal sole.
Prima di procedere, mi urge specificare che non devi confondere la sindrome da pagina bianca con il blocco dello scrittore. Non sono la stessa cosa. Quanto in esame non comprende l’assenza di idee, piuttosto una momentanea incapacità di raggiungere la concretezza di quanto a lungo rimuginato. Manca la giusta partenza, il colpo di revolver che darà forma all’incipit. Sai già che quanto andrai a scrivere avrà bisogno di una revisione, ma non certo l’incipit. Esso deve essere perfetto già dalla prima battuta.
In tutto ciò, il colore bianco non aiuta. Senza saperlo fai tua la sua definizione in cromia sottrattiva (la colorazione ottenuta a partire da una o più tinte) in cui il bianco è essenzialmente l’assenza di ogni colore, mentre il nero rappresenta il grado massimo di colorazione.
È il bianco a bloccarti. Essenza di vuoto, assenza di colore e parole.
Urge un cambiamento di prospettiva.
Occorre bilanciare i bianchi.
Togliti dalla testa la concezione secondo la quale una pagina bianca è priva di colorazione. Per comprendere questo mio discorso occorre pensare al bianco come parte fondamentale, essenziale alla messa in luce, a evidenziare la lettura, a creare composizione.
Pensa alla fotografia, arte nella quale l’assenza di bianco — ovvero di luce — porterebbe a visionare lastre nere. Non saper bilanciare i bianchi, inoltre, comporterebbe una resa errata dei colori andando a minare la concezione iniziale del fotografo.
Occorre, quindi, saper dosare luce e temperatura affinché quanto ritratto venga riprodotto secondo le tue intenzioni.
Se la fotografia è un buon punto di partenza, il bilanciamento dei bianchi in tipografia è quanto di più adeguato per fare da esempio.
Nell’arte dell’impaginazione, il bilanciamento ha a che fare con la gestione degli spazi. È il raggiungimento, all’interno della pagina, della perfetta proporzione tra bianco e nero. È l’equilibrio ideale in cui interlinea, margini e giustezza non sono semplici spazi vuoti, ma aree che evidenziano il nero. Contribuisce a delineare e rendere leggibili testo e suo apparato.
Ecco, allora, che il bianco non è più assenza, ma elemento fondamentale. Si abbraccia, quindi, la sua definizione in cromia additiva, la quale vede il bianco come sovrapposizione di tutte le luci (mentre il nero ne è l’assenza totale).
Il mio consiglio è di provare a cambiare la concezione dei colori. Non vedere la pagina bianca come uno spazio vuoto, ma come scatola già colma in cui occorre solo indicare il contenuto. Le idee sono già tutte lì, devi solo fare ordine. Fai emergere i neri, modella i bianchi a tuo piacimento.
Certo, non è facile. È un metodo che, sono sicuro, non funzionerà con tutti. Tuttavia, in un modo o nell’altro, i bianchi vanno bilanciati fosse anche a partire dall’impostazione grafica della pagina (c’è chi la preferisce fitta e chi, invece, molto più ariosa). Serve solo pratica e voglia di sperimentare.
Sei pronto?
Tu come risolvi il problema? Fammelo sapere.
E.
Se davvero hai voglia di scrivere, niente ti sarà d’impedimento. E forse potresti apprezzare questo mio vecchio articolo: 6 consigli per diventare uno scrittore.
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