
_giorno 85_

La Hongrie avec les Provinces adjacentes.
Tratta dal Atlas général et élémentaire pour l’Etude de la géographie et de l’histoire moderne di Louis Brion, questa mappa del 1769 è stata una delle fonti che mi hanno accompagnato nella stesura del primo capitolo della mia tesi riguardante reperti “runici” tra Székely e Anglosassoni.
Oltre all’indicazione dell’enorme quantità di territori che allora formavano il Regno d’Ungheria, comprendenti la totalità delle odierne Slovacchia e Repubblica Ceca, buona parte della Romania a est e una buona fetta delle odierne Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina e Serbia (fatto che tuttora si riflette nella cucina, nella lingua e nell’architettura presenti), d’interesse è la didascalia che spiega cultura e popolazioni comprese. Nella parte a sinistra, nella sezione riguardante la Transilvania, è possibile rinvenire una breve dicitura riguardante i Székely e quella che (allora) si considerava esserne l’origine: «Les Sicules qui descendent des anciens Peuples nommés Huns, occupent les parties voisines de la Moldavie, province de Turquie; leurs assemblées se tiennent à Udvarheli.»
Per saperne di più, il _giorno 78_ di questo diario è dedicato al conte Dracula e alle sue (im)probabili origini Székely. In più, nelle mie storie Instagram in evidenza “Székely”, trovi qualche curiosità su questo popolo e sul suo alfabeto rovás.
_giorno 86-87_

Medio. Ansuz: ‘dio’, ‘quercia’, ‘frassino’.
Indice. Þurisaz: ‘orco’, ‘gigante’, ‘spina’.
Pollice. Gebo: ‘generosità’, ‘dono’.
Quando l’estremità di uno stecco di frassino o quercia viene completata da una spina, si forma una penna. Questa penna richiede abilità, ovvero il dono della scrittura.
Secondo la tradizione, ogni runa corrisponde a uno o più concetti. Quando una o più rune vengono combinate, assumono nuovi significati. Lo stesso avviene per lettere e parole. Sta a medio, indice e pollice sorreggere e guidare la scrittura.
_giorno 88_

Romanzo a pagina 426.
Diario in pausa, giustamente.
_giorno 89_

«Words create sentences; sentences create paragraphs; sometimes paragraphs quicken and begin to breathe.»
(Stephen King, On Writing)
Skin as paper.
Ink as blood.
Every single word you write is impressed on your body.
_giorno 90_

Tratto da una storia vera.
Finito di scrivere, apro la porta dello studio e vado in cucina-sala.
Lei è alle prese con i fornelli, sta preparando la besciamella per il pasticcio. Sul tavolo trovano posto la teglia da forno, una latta di salsa, un vasetto di pesto alla genovese e un piatto contenente grana grattugiato.
«Ah, finito anche per oggi» esordisco stiracchiandomi.
«Bene» mi risponde con un sorriso, continuando a girare il mestolo di legno. «Assaggia un po’ qui…»
«’Spetta che passo un po’ l’aspirapolvere, ché è già ora.»
«Ok.»
Mentre passo il tappeto, lei si gira.
«Com’è andata oggi?»
«Bene, dai. Ho finito un altro capitolo, il più difficile finora.»
«Ottimo!»
«Ho solo voglia di festeggiare.»
Dal mio sguardo, capisce l’antifona.
«Se vuoi dopo apriamo un bianco.»
«Ci sta.»
In quel preciso istante, una canzone si fa strada nella mia testa. La sento arrivare, il volume che mano a mano si alza. Ed ecco che mi trovo a passare il pavimento canticchiando a gran voce “Scatman” di Scatman John. Mi fermo, spengo l’aspirapolvere.
«Sai, amore, non mi hai mai chiesto a cosa pensa uno scrittore quando finisce.»
«Cioè?»
«Ba-da-ba-da-ba-be bop bop bodda bope! Bop ba bodda bope! Be bop bop bodda bope! Bop ba bodda bope! I’m a scatman!»
_giorno 91_

Feeling like (bearded) Elvis.
«Oh, ma che ne dici di andare dal barbiere?»
«Hai ragione, vecchio.»
«No, perché quel ciuffo, quella barba…»
«Cos’è il tuo, hair-beard-shaming?»
«No, figurati, sto solo dicendo che è un bel po’ di tempo che non sei più ridotto così.»
«Non ricordarmi i tempi andati, va’.»
«…»
«…»
«Ma ti ricordi quando avevi i capelli lunghi fino a metà schiena?»
«Yep!»
«E in più lasciavi crescere la barba senza curarla.»
«Già.»
«E pensare che ti ci sei anche laureato. Due volte. E c’hai anche trovato lavoro.»
«Già. Madonna, che schifo.»
«Che schifo?!»
«Ma sì, santo dio, ora non riuscirei più a portarli. Sento caldo solo a pensarci.»
«Eppure ti piacevano i capelli lunghi, eh?! Soprattutto quando ti remenavi sul palco così da agitarli che neanche la migliore pubblicità della Pant…»
«Occhio, ché se no è product placement.»
«Giusto.»
«…»
«Ma, quindi, che ne dici di chiamare il barbiere?»
«Porc… Dovevo farlo già ieri!»
E.
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