
skkstories_19
Non riesco a capire tutta questa corsa al non avere una gioia. Ritornello introdotto da ragazzini insoddisfatti della propria vita (vi svelo un segreto, si chiama adolescenza) e rimbalzato sui social da quella che forse è la generazione peggiore di Internet: i trentenni, o quasi, che hanno realizzato di non avere ancora combinato nulla nella vita; quel nugolo di perenni insoddisfatti, intellettuali che hanno fatto del cinismo la loro ragione di vita, totalmente sedotti dalle tendenze di Twitter. La vita è una merda, è il loro motto, e non smettono di ricordarlo a sé e agli altri; un po’ come fa un cinquantenne che scopre Whatsapp e comincia ad augurare “buongiornissimi” a cazzo di cane. Eppure, dico io, basta poco per essere felici o, per lo meno, realizzare che c’è di peggio nella vita.
Vai al lavoro, passi la giornata dandoti da fare ma aspettando il momento in cui potrai finalmente chiudere tutto. La settimana è corta, si è deciso di fare ponte: consapevolezza che per qualche giorno potrai dormire qualche ora in più. Spegni il computer, sali in macchina. La strada del ritorno, una volta tanto, non è un peso. Entri in casa ed è tutto pronto, la tua compagna si è presa un giorno in più per preparare tutto. Una sigaretta, giusto per suggellare l’inizio del weekend lungo. Una sciacquata sotto la doccia lava via la stanchezza, poi ti mascheri. Pochi minuti dopo ecco arrivare i primi amici, anche loro mascherati, breve carovana finché non ci siamo tutti. Buon cibo, buon vino, un film, tante risate. Il tempo passa come fosse una saetta di un temporale estivo ed è già ora di salutarsi.
Tutto ciò che rimane, alla fine, non sono piatti e bicchieri sporchi; non è nemmeno la sala-cucina da sistemare. È sollievo, soddisfazione: sapere che si lavora per qualcosa, anche solo per avere qualche soldo da investire in una buona serata lontana dai pensieri quotidiani; un investimento sulla propria salute mentale. E gli amici, la tua famiglia, aiutano in questo. Potrei definirla ‘legge universale’.
Un giorno, con un video, Matteo Bussola disse che l’intellettuale deve sì prendere posizione e raccontare lo schifo che lo circonda, ma deve anche imparare a focalizzarsi sulla bellezza. Con qualche mese di ritardo, ci sono arrivato anch’io.
E.
(soundtrack: Algiers – Remains)